Corso di Restauro

sabato 27 novembre 2010


L'oraganizzazione di un laboratorio
La sede di un laboratorio deve essere confortevole e quanto più spaziosa possibile, non pensiate di avere spazio a sufficienza, prima o poi vi accorgerete che non è vero.

L'ideale sarebbe avere due o tre locali separati, per la falegnameria, la rifinitura e il magazzino. L'umidità e il freddo possono creare non pochi problemi, assolutamente da evitare, soprattutto l'umidità delle cui conseguenze parleremo in seguito. La luminosità è un'altra caratteristica da considerare, la luce artificiale, soprattutto quella prodotta dalle lampade al neon, cambia tonalità al colore del mobile, attenuando la componente rossa del colore e quindi rendendolo meno piacevole, le lampade ad incandescenza al contrario esaltano il colore rendendolo molto più caldo e piacevole.

L'organizzazione dello spazio, è logicamente personalizzata alle caratteristiche della sede che si ha a disposizione, anche in un locale unico cercate di tenere separata la zona della falegnameria da quella per la rifinitura. Se avete macchine utensili non sacrificatele mai in zone anguste, tenendo conto della possibilità di lavorare pezzi di grandi dimensioni.

L’attrezzatura in dotazione ad un laboratorio di restauro è composta dai più comuni attrezzi per la lavorazione del legno (martello, pialla, sega, ecc.) e da altri utensili meno comuni e conosciuti, ormai caduti in disuso, che comunque sarebbe bene non farsi mancare. Le pialle. Uno degli strumenti più utilizzati in laboratorio, oltre alla pialla classica ci sono: la sponderuola, che è una pialla senza coste laterali, esiste di varie larghezze, la pialla per modanature, conosciuta anche con il nome di bastone, ha la lama sagomata in una moltitudine di forme, serve per fare cornici di tutti i tipi, il tipo di bastone più usato e quello a profilo tondo
Le operazioni di pulizia (o sverniciatura) sono quelle che richiedono una particolare attenzione nella scelta d’intervento. Infatti in questa fase un errore di valutazione può causare dei danni che sono in un certo modo irreversibili. Tenete sempre conto della patina del mobile, quella colorazione che il legno acquisisce nel tempo, va considerata sacra, ogni intervento di pulizia la deve sempre salvaguardare. Evitate interventi drastici (quali soda caustica) , in alcuni casi e necessario solo spolverare l’oggetto, non è indispensabile sverniciarlo. Analizzando il tipo di verniciatura che ricopre l’oggetto si determinerà il prodotto migliore per eseguire la pulizia. Eseguite sempre un test del prodotto scelto in un’angolo nascosto del mobile, questo farà in modo che, se il prodotto è errato, o non funziona a dovere, limiterete i danni. La finitura del mobile tiene conto innanzi tutto di quella che era o dovrebbe essere stata la finitura originale, va ripristinata e non va inventata (con l’uso di miracolosi prodotti, tutto in uno).Quando la finitura è ormai compromessa e si decide di eseguirla ex-novo si deve tener conto logicamente dell’epoca e dell’origine dell’oggetto (la gommalacca prima del XVIII Sec. non era di dominio pubblico) deducendo così quale sarà stata la finitura originale.

Finiti i lavori di falegnameria, possiamo iniziare a pulire il mobile. Può sembrare banale indicarlo ma la prima operazione consiste nell'aspirare tutto il mobile sia internamente che esternamente. E' di aiuto anche l'uso dell'aria compressa per eliminare gli accumuli di polvere dalle zone inaccessibili all'aspiratore.

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